Aspettando il weekend in alta quota a Chamois (31 luglio – 1 agosto)

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CHAMOISic Festival prosegue ad Antey-Saint-André giovedì 29 luglio alle ore 18:30 in PIazza Cavalieri di Vittorio Veneto con Enrico Camanni, Rémy e Vincent Boniface in: “Cieli di pietra – L’incredibile storia di Amé Gorret”. L’accesso al concerto è gratuito.

CIELI DI PIETRA: L’INCREDIBILE STORIA DI AMÉ GORRET

Enrico Camanni (voce narrante), Rémy Boniface (violino), Vincent Boniface (cornamusa, organetto)

L’abbé Amé Gorret (1836-1907) si autodefiniva un “domiciliato in strada”. Verso la metà della sua vita errante si era già messo alle spalle l’infanzia gioiosa a Valtournenche e sui pascoli di Cheneil, il lungo apprendistato seminariale nella città di Aosta, la sofferta decisione di farsi prete, la prima parrocchia a Champorcher, le cacce allo stambecco con re Vittorio Emanuele II, la rocambolesca salita del Cervino con Jean-Antoine Carrel, il sereno vicariato di Cogne, l’opprimente confino di Valgrisenche e tante altre mete, altri incarichi, altre illusioni.

Aveva imboccato la via dei vagabondi, costretto a cambiare continuamente destinazione, sballottato di sacrestia in sacrestia come un emarginato, braccato come un pensatore scomodo. Si mormora che amasse troppo le donne, e per questo il suo vescovo lo confinava nelle parrocchie più remote, ma soprattutto era uno spirito libero che sapeva guardare un po’ più avanti degli altri. Era un montanaro che pensava da intellettuale e un intellettuale che agiva da montanaro. Rispettava la sua gente ed è stato un testimone eccezionale dell’epopea alpina dell’Ottocento. Ha sempre amato le montagne: probabilmente se non fosse entrato in seminario avrebbe fatto la guida. Fu ordinato prete a Ivrea il 25 maggio 1861, a soli 24 anni. In montagna il prete era tutto: maestro, consigliere, confessore, medico del corpo e dell’anima, e Gorret divenne il padre di centinaia di valligiani bisognosi, indifesi e malnutriti. Invece si inimicò quasi tutti i potenti, i privilegiati, i “sapienti”, e lottò contro le invidie, i pregiudizi e le meschinità. Ogni volta che veniva sballottato di valle in valle smarriva per strada i suoi libri, i suoi ricordi, la sua memoria, e si trovava ogni volta più randagio e solo. Proprio il suo errare per forza tra i magici monti della Vallée gli permise di conoscere i luoghi meglio di ogni altro, tanto da scrivere la prima guida turistica e un’infinità di articoli sui temi più scottanti: il gozzo, il cretinismo, le strade, la ferrovia, il progresso, l’alpinismo, il turismo. Aveva un’idea profetica del turismo alpino ed era in anticipo di un secolo sul suo tempo: «Un viaggiatore che parta per la montagna lo fa perché cerca la montagna, e credo che rimarrebbe assai contrariato se vi ritrovasse la città che ha appena lasciato…».

Morì il 4 novembre del 1907, mentre si batteva contro il progetto svizzero di un treno sulla Gran Becca: «Maledizione! Patatras ai miei vecchi entusiasmi!! Mi hanno informato di un progetto di cremagliera sul Monte Cervino. Orrore! La scienza si è inaridita fino al punto di distruggere, uccidendo la bellezza e la poesia?».

Enrico Camanni, nato a Torino nel 1957, è approdato al giornalismo attraverso l’alpinismo. È stato caporedattore della Rivista della Montagna e fondatore-direttore del mensile “Alp” e del semestrale internazionale “L’Alpe”. Ha scritto molti libri sulla storia e la letteratura delle Alpi e dell’alpinismo (tra cui “La nuova vita delle Alpi”, Bollati Boringhieri 2002, “Alpi ribelli”, Laterza 2016, “Storia delle Alpi”, Biblioteca dell’Immagine 2017) e otto romanzi ambientati in diversi periodi storici. Gli ultimi sono “Una coperta di neve” e “La discesa infinita” (Mondadori 2020, 2021). Nel 1997 ha scritto la vita di Amé Gorret nel libro “Cieli di pietra” (Vivalda editori).

Rémy Boniface e Vincent Boniface

La musica e l’espressione spontanea di una coppia di fratelli musicisti, cresciuti con la sonorità delle Alpi, dove si trova la loro regione d’origine, la Valle d’Aosta. Da li sono partiti alla scoperta di altri orizzonti musicali che sviluppino il sentimento conviviale della musica tradizionale verso una dimensione attuale e innovatrice. Da cinque generazioni l’organetto diatonico si aggrappa alle spalle di questa famiglia, di cui Remy e Vincent sono gli eredi, affiancando la vibrazione delle corde del violino o delle ance delle cornamuse, del sax e del clarinetto. Il repertorio e formato da brani di propria composizione e da melodie cantate o suonate per la danza, estratte dal bacino della musica tradizionale europea. Vincent e Remy sono anche insegnanti dei propri strumenti e propongono quindi, oltre ai concerti e alle serate balfolk, stages e workshop su tecnica strumentale e repertorio.

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