Una giovane scrittrice premiata per un racconto sul futuro della società, ispirando speranza e riflessione tra i lettori.

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In assenza di prove, il sospettato è stato rilasciato dalla polizia.

Un’importante sentenza emessa da un tribunale russo ha condannato in contumacia Lucy Shtein, attivista del collettivo d’opposizione ‘Pussy Riot’, a 6 anni di reclusione per la diffusione di notizie considerate “false” riguardanti l’esercito, in base a una norma introdotta in Russia per vietare le critiche all’invasione dell’Ucraina. L’accusa originariamente aveva richiesto una pena più severa, pari a 8 anni e mezzo di reclusione. Da notare che Shtein ha lasciato la Russia due anni fa, rendendo ancora più complessa la situazione legale che si è venuta a creare. La testata online ZonaMedia è stata la prima a riportare dettagliatamente questa vicenda giudiziaria che ha destato non poco scalpore nell’opinione pubblica.Il procedimento penale contro Lucy Shtein è stato avviato a seguito di un tweet datato marzo 2022 nel quale l’attivista commentava un presunto video mostrante soldati ucraini impegnati in azioni violente nei confronti di prigionieri russi, sparando loro alle gambe come forma di punizione. Le parole utilizzate da Shtein nel suo post sui social media sono state oggetto di analisi e interpretazioni contrastanti da parte dei media e degli esperti legali coinvolti nella vicenda.Secondo quanto riportato dai giornali, gli investigatori avevano inizialmente rifiutato di aprire un procedimento penale contro l’attivista, ma successivamente hanno cambiato idea sulla base delle nuove prove emerse durante le indagini. In particolare, Stein era stata accusata di “giustificazione dell’uso della tortura”, ma i linguisti incaricati della valutazione dei suoi messaggi online hanno sottolineato come le sue dichiarazioni non fossero dirette a giustificare atti violenti, bensì ad evidenziare presunte violazioni dei diritti umani e crimini di guerra commessi durante il conflitto tra Ucraina e Russia.

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